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lunedì 21 dicembre 2009

LEO CRITICATO DALLA SUA ARGENTINA

Diviso tra Catalogna e Argentina. Eroe a Barcellona, la città che lo ha adottato 10 anni fa, appena amato a Rosario, la città dove è nato e che ha lasciato quando aveva 12 anni per andare a farsi curare e a giocare a calcio a Barcellona. Lionel Messi mette d’accordo tutto il mondo meno il suo Paese, l’Argentina.
Leo nel 2009 ha vinto 6 trofei con il Barça, ha baciato il Pallone d’Oro e stasera mostrerà ai fotografi il Fifa World Player. Ha segnato nel 6-2 al Real Madrid, nella finale di Champions, nella finale di Copa del Rey, nella Supercoppa spagnola, nell’ultimo atto del Mondiale per Club. La cosa ha fatto si che a La Plata, casa dell’Estudiantes battuto ad Abu Dhabi, un nutrito gruppetto di aficionados sia sceso in strada urlando contro l’argentino Messi. Alcuni hanno dipinto i loro insulti sui muri della città. Campanilismo becero, se si vuole.
Ben più complicato da capire, vivendo di qua dell’oceano, come Leo Messi sia potuto arrivare appena quarto in una votazione sul rosarino dell’anno. In novembreRosario3.com e Radio2, media locali, hanno aperto le votazioni per scegliere il cittadino che più ha fatto nel proprio campo d’azione (non era un sondaggio solo sportivo). Ha stravinto Marcelo Bielsa, il c.t. del Cile. El Loco, amatissimo a Rosario, ha stracciato tutti prendendo il 75% dei suffragi poco prima che gli fosse dedicato lo stadio del Newell’s. Secondo è arrivato Cuffaro Russo, da giugno allenatore del Rosario Central. Al terzo posto il padre Ignacio Pieres, arrivato nel 2009 a 30 anni di sacerdozio e impegnatissimo nel lavoro sociale nel quartiere Rucci. Quarto, Leo Messi.
In Argentina si rimprovera allaPulce di non essere decisivo con la nazionale. Di non raggiungere i livelli del Barcellona. La presenza di Maradona sulla panchina dellaalbiceleste paradossalmente non aiuta. Il paragone è continuo, e ingeneroso visto l’incolmabile gap caratteriale che separa Diego da Leo i due. Messi la sua guerra la fa solo nellacancha, sul prato, Maradona vive combattendo. La risposta di Leo all’ostracismo argentino arriva oggi dalle colonne del Pais. “Forse in Argentina non mi vedono come uno di loro perché non ho mai giocato li, o perché non mi hanno visto crescere. Magari la cosa mi pregiudica e fa sì che mi vedano più come uno di qui che come uno di li. Però mi dà un fastidio enorme che si dica che non sento la albiceleste. Niente mi da più rabbia del fatto che si dica che non sono argentino. Che ne sanno de miei sentimenti! La vita mi ha portato a Barcellona, ma io da bambino sognavo solo di giocare nella primera argentina e di vestire la maglia della nazionale. Vivo in Catalogna però mi sento muy argentino, non m’importa che mi chiamino el catalan, però si mi rode che pensino che non sono argentino”.
Curiosamente, domani sera al Camp Nou Argentina e Catalogna si affronteranno in amichevole. Messi non ci sarà: stanco, acciaccato e super impegnato, l’argentino andrà in vacanza. Dove? Nella sua Rosario, naturalmente.
Tra i premi ricevuti in questi giorni da Messi c’è anche un assegno che uno sceicco gli ha consegnato in qualità di miglior giocatore del mundialito. Circa 22.000 euro, che Leo girerà interamente a La Masia, la residenza che ospita il vivaio del Barcellona che lo accolse nel 2000. Ringraziamento generoso, ma chissà che qualcuno in Argentina non si offenda.

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