Gioca d'anticipo. S'affida ad una qualità che, di solito, fa grandi i propri atleti. Il calcio all'Olimpiade stavolta non perde tempo. Va in campo prima che la fiaccola illumini Pechino. E lo fa con la forza di chi ha capito che, comunque, i Giochi malgrado tutto, doping, smog, rischio attentati, caos cinese, sono sempre la cosa più bella per uno sportivo. Lo dice Ronaldinho, lo ripete Leo Messi, gli vanno dietro tutti quei calciatori che, pur volendo, non sono potuto venire fino a qui. Si, anche qualche nostro supercampione come Pippo Inzaghi ? tanto per fare un cognome - che avrebbe tanto volentieri saggiato lo spirito dei cinque cerchi.
Insomma, non più calciatori viziati al villaggio olimpico che guardano tutto con snobismo, forte di miliardi e coccole medianiche 365 giorni all'anno. No, stavolta nell'edizione che per tanti versi ? entusiasmo della gente, bellezza del luogo, possibilità di nuovi record ? lascia ancora dubbiosi, il calcio c'è e si vede. Meglio si vuol far vedere. Cerca spazio, cerca di guadagnare, senza arroganza, ma con la forza dei propri campioni, uno spazio che, di solito, ai Giochi gli veniva giustamente negato. Gioca d'anticipo e propone anche una nazionale italiana che s'affida a Tommaso Rocchi e ai suoi giovani scelti e difesi da Casiraghi per andare più avanti possibile. Ma il Brasile e poi l'Argentina e il Camerun e la Nigeria. Insomma, il calcio alle Olimpiadi. E non viene più da mettersi a ridere.
IL CALENDARIO DEL TORNEO OLIMPICO
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