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giovedì 24 giugno 2010

L'editoriale di Ruggiero Daluiso: Ora o mai più


a cura di Ruggiero Daluiso con la collaborazione della Gazzetta dello Sport

Fra prese di
distanza, sfottò e sfiducia si respira
un’aria strana. Stavolta
siamo un po’ al di là del cinismo
tipico di un’opinione
pubblica troppo schiacciata
sul culto della vittoria.
Eppure quei giocatori siamo
noi e ci rappresentano tutti,
come comunità sportiva e nazionale.
Difetti? Certo: come noi daltronde,
ma molti lo dimenticano.
Qui non si tratta di rimpiangere Cassano nè di votare Lippi
come Mister Simpatia. E nemmeno di farsi andar giù Marchisio o Iaquinta a tutti i costi.
C’è solo un compito davanti: battere la Slovacchia, con un sostegno corale alle spalle. Senza quell’urlo si gioca male. Un tifo infantile e buono. Un tifo onesto. Per l’Italia, certo. Viva da 150 anni come la conosciamo oggi. Ma molto più antica nelle sue aspirazioni unitarie. E molto più salda nella sua espressione sportiva. Il dubbio resta fuori dall’Ellis Park di Johannesburg e dalla sua rappresentazione in milioni delle nostre case. Si può fare, eccome: abbiamo già visto l’epica accendersi all’improvviso quando la nazionale faticava quanto oggi. Per esempio 28 anni fa in Spagna. Finì in gloria per gli uomini di Bearzot definiti nel girone mondiale "uominicchi". Ma i dibattiti dopo. Ci sarà tempo per discutere su ogni aspetto: sullo stranierismo che strangola i vivai peggio di uno strozzino, sulle scelte del criticato ct, sui singoli giocatori, sulle strategie dei dirigenti. Ma viene tutto dopo: adesso ci sono solo Hamsik e i suoi amici da mettere simpaticamente nel mirino. Quando la storia ti passa vicino, bisogna prenderla e portarla a braccetto quanto più possibile.
Gli dei non amano solo i Messi e i Cristiano Ronaldo. Nell’Olimpo ci finiscono anche i Pepe, i Criscito e gli Stati Uniti che sono già negli ottavi. Ma oggi tocca a noi, almeno passare il turno, primi o secondi non importa. L'essenziale è passare. Ministro Bossi, quelli azzurri siamo noi. Non se lo scordi: c’è anche lei in campo. E sono certo che alle 17.50 saremo qui a festeggiare una squadra che avrà vinto e convinto 56 milioni di persone. Buona fortuna azzurri, saremo sempre con voi.

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