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martedì 9 febbraio 2010

INTER?LA MATURITA' IN CHAMPIONS

Prima i muscoli e i centimetri che sostenevano l’unica fonte di fan tasia sprigionata da Ibrahimovic. Poi l’intensità, la potenza, il ritmo, un’onda altissima che travolgeva an che la difesa più imbottita. Infine il gioco. A tratti bello, a tratti spettaco lare. Il gioco come fine ultimo e la cui rappresentazione ideale viene data dall’azione che contro il Caglia ri ha portato al gol Milito: Pandev Eto’o-Pandev-Milito, in uno spicchio di campo, con uno, due tocchi al massimo, in un lam po, con Pandev che sconfina da una linea all’altra, nella terra di nessuno, anzi, la terra di nessun ca gliaritano.

Ibrahimovic si met teva l’Inter sulle spalle, la portava allo scudetto con i suoi gol e le sue fan tastiche giocate, ma per riuscirci la obbligava a servirlo e riverirlo. La prima Inter di Mourinho non aveva un gioco suo, aveva un gioco tutto per Ibra. Non aveva un’identità, se non l’identità dello svedese. Sem brerà un paradosso, ma Ibrahimo vic induceva a non giocare: perché facesse gol, era sufficiente che la palla arrivasse intorno ai suoi pie doni. Un lancio lungo e nasceva l’oc casione. Perché segni Inzaghi, per fare un esempio opposto, occorre un’idea, una strategia, una rifinitu ra. Ti obbliga a giocare. Anche per questo il Milan è stato sempre più bello dell’Inter in questo ultimi an ni.

Poi l’Inter ha cambiato corso e ha scelto dei giocatori che portassero idee e nuove risorse. In pochi mesi sono diventati titolari Lucio, Eto’o, Milito, Pandev e soprattutto Sneij der. Lucio, per dare un’idea, è un di fensore centrale... ri partente. Se vede il varco, parte in mezzo al campo con la palla al piede e crea scompi glio. E lo scompiglio, nel calcio, è emozione, è spettacolo. Il proces so che ha cambiato l’Inter nella testa si chiama Sneijder. Mourinho lo ave va messo in cima alla sua lista insie me a Deco, aveva in mente un rom bo perfetto, con un vero trequarti sta, non più un rombo rielaborato in torno alle caratteristiche di Stanko vic, che non sono quelle di un vero numero 10. Sneijder lo è. Dei gioca tori arrivati in questo campionato, è il migliore. E’ l’unico che ha davve ro cambiato la mentalità alla sua nuova squadra.

Mourinho gli ha affidato le chiavi dell’Inter e se togliamo quella stu­pidaggine (per cui lui stesso si è scu sato) dell’espulsione nel derby, non c’è una partita dove non abbia la sciato una traccia. Domenica l’Inter ha vinto senza di lui, ma lo ha fatto grazie ad un altro acquisto impor tante, quello di Goran Pandev. Mo ratti lo ha pagato 0 euro, ma anche se fossero stati 10 milioni avrebbe fatto un affare sul piano tecnico.

Sneijder e Pandev hanno alzato la qualità del gioco dell’Inter che nel le prime partite del 2010 ha raggiun to anche una notevole continuità co me spettacolo. Ha vinto un derby in modo straordinario, ha eliminato la Juve dalla Coppa Italia con una del le sue più belle rimonte, ha strapaz zato il Cagliari. Ha vinto, segnato tanto, giocato bene, benissimo. Que sta è l’Inter di Mourinho. Perché di venti anche la sua più grande stagio ne deve giocare alla pari col Chel sea. In Italia non ha più ostacoli, in Europa il prossimo si chiama Ance-l otti, il vero maestro del calcio-spet tacolo di questo decennio. Battuto nettamente da Ferguson, schiantato da Guardiola, adesso Mourinho de ve provare in Champions quello che gli viene naturale in campionato.

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