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venerdì 16 maggio 2008

MANCINI:SE VINCE,ADDIO INTER


Aspettatevi un altro dopo-Liverpool. Perché i vulcani vivi, prima o poi, tornano a ruggire. E' solo una questione di tempo.Sono passati poco più di due mesi, ma il cumulo di cenere sopra Mancini è così denso e pesante che sembrano mille. "Se vinco, me ne vado": questa interminabile vigilia di Parma-Inter è una lunga preparazione all'esplosione finale. Gli amici sono già tutti avvisati.A scaricare l'ultimo strato di polveri sul tecnico nerazzurro è stato il caso intercettazioni. E la presa di distanze da parte del club ("Non ne sapevamo nulla", ha detto l'ad Paolillo). Nessuna difesa del proprio allenatore. Come altre volte. "In Italia non si può lavorare, quello che è successo è una cosa vergognosa", continua a ripetere il Mancio ai suoi. Il tappo delle querele è già saltato, la schiuma arriverà presta. Intanto, c'è il Parma. Per tutti.Ecco perché Moratti, lunedì scorso, ha deciso di cucire ogni bocca, a parte la sua: "Quella delle intercettazioni è una vicenda che non mi preoccupa, solo strumentalizzazioni. Io difendo i miei giocatori". Già, ma l'allenatore?Mancini non ha più dubbi: vincere e dire addio. Sarà anche per questo che il presidente non ha mai smesso di guardarsi intorno: Mourinho, Benitez, adesso Prandelli. Se i suoi perderanno lo scudetto, però, dovrà cacciarlo, il Mancio; con una buonuscita da signora McCartney (ha altri tre anni di contratto a 5 milioni a stagione). Ma il tecnico pensa al delitto-suicidio perfetto: lo scudetto, poi l'esplosione. Le numerose scosse non lasciano più dubbi. Epicentro: Parma.

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