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mercoledì 14 gennaio 2009
IL MILAN DICE NO AL CITY PER KAKA'
Le ragioni di un "no". Perché sono molte, quelle che hanno respinto anche l'assalto del Manchester City a Kakà. In primo luogo, giusto il fatto che si tratti del Manchester City, in lotta per non retrocedere dalla Premiership. Per quale ragione il brasiliano dovrebbe accettare la seconda squadra di Manchester - già rifiutata in estate da Ronaldinho, il quale preferendo il Milan ha rinunciato a 30 milioni di euro netti nella sua busta paga dei prossimi 5 anni - dopo aver messo alla porta Real Madrid e Chelsea? Proprio il club londinese pochi mesi fa, in quel famoso incontro sul panfilo di Abramovich a Portofino tra il magnate russo, offrì le stesse cifre che ora offre il "Man C". Più o meno.
Perché stando ai titoli sulle prime pagine dei tre quotidiani sportivi italiani, ballano una ventina di milioni: per la "Gazzetta" l'offerta dello sceicco Mansour Bin Zayed Al Nahyan è di 100 milioni di euro, per "Tuttosport" 110, il "Corriere dello sport" parla di 120. Bazzecole, comunque, per Mansour e il suo scudiero Khaldoon Al Mubarak che comprarono il club inglese dalla mattina alla sera buttando sul tavolo 200 milioni e aggiungendo in poche ore 32 milioni per acquistare Robinho dal Real. Del resto, al signor Mansour è accreditato un patrimonio di 30 miliardi di euro, cosa volete che sia un Kakà qualsiasi...
La storia dell'incontro di martedì è singolare e non parte affatto da Kakà, ma dalla necessità degli sceicchi di trovare un portiere. Per questo hanno contattato l'uomo-mercato rossonero Ernesto Bronzetti, il quale da molti mesi fa la spola con l'Inghilterra (prima la vicenda Ronaldinho, poi Ivanovic, poi i sondaggi su Alex, Drogba e ora Agger). Dida era il tema di martedì. Poi, una volta in sede, come una signora capricciosa al supermercato Mansour ha incominciato a chiedere il prezzo di tutti. Giunti al punto Kakà, Adriano Galliani ha risposto che non ha prezzo e non ha mercato perché non è e non sarà mai in vendita. A quel punto la cannonata degli arabi di Manchester, cui Galliani ha risposto con una stretta di mano, un sorriso e un doppio "no".
Il dovere di un vicepresidente-amministratore delegato come Galliani, rispetto a un'offerta stratosferica al club e a un giocatore, è quello di informare la proprietà e il giocatore stesso. E Galliani sapeva perfettamente quali sarebbero state le risposte sia di Berlusconi - aldilà delle battute in pubblico - sia di Riky (non si capisce perché qualcuno scriva "Ricky" che andrebbe letto "Ricchi" e non "Richi", tra le altre cose). E queste sono state infatti le risposte del presidente e del numero 22: "no" e "no". Grazie.
Un'altra ragione del no: l'immagine del suo amico Sheva stranito a Londra e affannato a Milanello, buttati 2 anni e mezzo di carriera, fa molto riflettere Kakà prima di cambiare aria. Ora semmai le considerazioni da fare, sventato un altro attacco al Bambino d'oro, sono altre. Sono di campo. Con la dolce, spregiudicata serenità di un ragazzo leale e un uomo sincero, Kakà ha parlato poche settimane fa di un ruolo che non gli si addice. Bisogna fare in modi che torni ad avere gli spazi che ora non ha più, essendo parso anche domenica sera ingabbiato dalla sua stessa squadra.
Il problema non è la gelosia per Ronaldinho, a questo ha risposto chiaramente a Dubai durante la conferenza stampa Adidas in cui, presenti anche Ancelotti, Seedorf e Beckham, le attenzioni e le domande dei giornalisti erano riservate solo ed esclusivamente all'inglese: "Ma lei, Kakà, era la stella, poi il Milan ha preso Beckham, ha preso Ronaldinho, e ora lei è solo una delle stelle e qui nessuno le fa domande". Sorridendo, Riky ha risposto: "Al Milan le invidie e le gelosie non fanno parte della cultura e del modo di pensare, chi ne soffre è meglio che non venga qui o se già c'è, che se ne vada. Quanto a me, sono 2 giorni che mi intervistano italiani e arabi, se oggi tocca a David per me è un sollievo". Il giorno prima, al campo del Al Nasr Club, aveva infatti ribadito: "Fino a quando i miei obiettivi coincideranno con quelli del Milan, non mi muoverò da qui".
La moglie vive da reginetta a Milano, i suoi genitori e suo fratello Digao - lautamente stipendiato dal Milan, attualmente in Brasile a curarsi - pure. Alla colonia brasiliana si è aggiunto anche Thiago Silva e non è escluso che dal San Paolo la prossima estate arrivi il centrocampista Hernanes che è un pupillo del Bambino. Servirà tra poco un altro ritocchino al contratto (già modificato 3 volte in poco più di 2 anni), bisognerà rinforzare la trincea dal prossimo assalto (Real Madrid? Chelsea? Manchester City? Emirates Football Team? F.C.Dubai?), si potrà organizzare un'amichevole a San Paolo tra qualche mese, insomma il Milan dovrà fare altre coccole e moine a Kakà.
Ma la catena anche questa volta non si è spezzata. Se possibile, casomai, sembra essersi rinforzata.
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